Il babà o babbà è un dolce da forno a pasta lievitata con lievito di birra, tipico della pasticceria napoletana.
Il suo diametro può variare da 5–7 cm fino a 35–40 cm. Lo si trova
anche diviso in due e ripieno con del cioccolato o panna. Inoltre,
esiste anche una versione con essenza di bergamotto.
La tipica forma a fungo la si deve al celebre pasticciere Nicolas Stohorer, giunto a Parigi con Maria Lesczynska, fidanzata del sovrano francese. Al numero 51 di rue Montorgueil ancora oggi la maison offre certe prelibatezze dal sapore dolce. Un'altra versione delle origini faceva ricordare al re la gonna a campana (tonde) delle donne anziane che si chiamano babka.
Un'altra storia racconta che il re, dal pessimo carattere, scagliasse
il dolce contro una credenza, fracassando una bottiglia di rum. Questa
andò ad inzuppare il dolce e Stanislao allora lo assaggiò, trovandolo
ottimo.
La tecnica di impasto ed i tempi di lievitazione rappresentano due
grandi segreti di questo rinomato dolce. È lasciato lievitare a lungo in
uno stampo a tronco di cono allungato, quindi cotto in forno ben caldo.
Assume un colore ambrato ed una caratteristica forma a "fungo".
Terminata la cottura viene estratto, e lo si fa "asciugare" per almeno
un giorno affinché perda la maggior parte dell'umidità. Successivamente è
posto parzialmente immerso in ampi contenitori pieni di liquido caldo a
scelta: sciroppo di zucchero, rum, o altri liquori come il limoncello.
È, infine, sommariamente privato del liquido in eccesso ed inviato ai
rivenditori autorizzati. Alcune pasticcerie ne ricoprono la superficie
con una glassa all'albicocca, che lo rende più lucido e attraente.
Una variante del babà è il cosiddetto "savarin", che pur conservando
gli stessi ingredienti di base del babà prevede l'introduzione di un po'
di latte nell'impasto: il risultato è una pasta più chiara e spugnosa,
dal sapore meno acidulo, che si presta ancor meglio alla produzione di
grosse "torte babà" da guarnire con panna, frutta e gelatina.
Nessun commento:
Posta un commento